12 gennaio 2013

"Per un parto attivo"


Per un parto attivo

Il potere dell’istituzione medica è oggi ancora troppo forte e pervasivo. Occorre un cambiamento nella cultura occidentale del parto. Ogni parto è un evento unico e non uniformabile
Come ben afferma Piera Maghella, fondatrice del MIPA (Movimento Internazionale Parto Attivo), il parto attivo “NON è un nuovo metodo, ma un atteggiamento radicalmente diverso; NON è lasciare la donna che sta partorendo senza assistenza e NON vuol nemmeno dire non intervenire mai […]; NON è uno svalutare i grandi passi fatti nel campo dell’ostetricia e nemmeno svalutare il ruolo degli operatori e NON è neppure un tornare indietro alla ‘natura’ o al primitivo”; piuttosto con esso si intende “un protagonismo della madre, del padre e del bambino durante la gravidanza, il parto ed il periodo dopo il parto. È rispetto dei tempi, dei bisogni, delle scelte e della cultura in questa coppia; è più attenzione, ascolto ed osservazione da parte degli operatori”. È il concetto di scelta - accanto a quelli di partecipazione e consapevolezza - che si trova infatti alla base di un’ostetricia che voglia rendere umano l’evento del parto. Poco conta che si utilizzi il canto (come fa Leboyer), il parto in acqua (promosso da Odent) o si sostengano le partorienti con la musica (come caldeggiato dal Dott. Braibanti) se poi la donna si trova di nuovo costretta in azioni, posture, processi e tappe imposti da altri. L’insidia principale di tali metodi, come di molti altri, è “legata al fatto che il bersaglio di queste lotte sono dei metodi e delle pratiche specifiche piuttosto che il potere che l’istituzione ha sulla donna”. Per quanto le innovazioni ostetriche introdotte da questi medici, per menzionare le più recenti, presentino delle caratteristiche positive, esse non risultano sufficienti affinché si possa parlare di un cambiamento nella cultura occidentale del parto. Non si può pretendere di promuovere una “nascita senza violenza”, come da loro affermato, dando rilevanza al solo nascituro: non solo si compie così una forte discriminazione nei confronti della partoriente, ma di fatto non si tiene conto del benessere del bambino - in quanto legato in una relazione osmotica con la madre vivrà la sua nascita come ella vive il proprio parto. Pretendere e magnificare poi, come essi hanno fatto, la totale inconsapevolezza della donna nei confronti del parto, della propria corporeità e fisiologia è offensivo nei confronti del genere femminile: viene così facendo ribadito quel potere maschile che ancora oggi impedisce alle gestanti e alle partorienti di riappropriarsi di un percorso e di un evento sottrattigli dalla biomedicina a favore di un sempre maggiore protagonismo degli operatori sanitari. Ancora, tentando di uniformare il parto ad un modello e fare in modo che ogni sua occorrenza rientri in esso significa renderlo sempre uguale, snaturando così un evento unico in quanto influenzato di volta in volta dalle azioni e dai sentimenti dei personaggi che lo animano, dal contesto e dalle interrelazioni umane. Infine, nonostante sia lodevole dedicare attenzione agli spazi fisici in cui il parto avviene, ciò non è sufficiente: sulla sua scena si intersecano molteplici dimensioni, tutte allo stesso modo rilevanti ed ognuna degna di essere tutelata ed ottimizzata in quanto il parto, è bene ricordarlo, è evento biosociale e psicofisico. Oltre alle migliorie in ambito assistenziale vi è qualcuno, come Verena Schmid, che propone infatti un sistema ostetrico alternativo al fine di raggiungere un obiettivo da molti auspicato: rendere protagonista del parto la partoriente. L’Ostetricia relazionale, così denominata da questa ostetrica “perché mette al centro dell’evento la donna, e quindi la relazione diventa lo strumento principale di intervento e rapporto” si presenta come l’integrazione tra due modalità di fare ostetricia:
Modelli di ostetricia

Ostetricia istituzionale / Modello patriarcale
Parto evento medico, concetto meccanicistico, evento fisico / Approccio lineare, valutante le costanti, la quantità, orientato sul risultato; assenza di ritmi, standardizzazione / Uso della tecnologia come strumento di controllo, di prestigio, finalizzato all’efficienza / Gravidanza e parto potenzialmente rischiosi, patologici, pieni di incognite / Competenza, senso di protezione e controllo sono dell’esperto (medico); offre alla donna la sicurezza della protezione dalle emozioni / Determinazione autoritaria degli eventi / Segmentazione degli interventi; logica della produzione industriale / Interventismo medico: aggressivo, distruttivo, orientato verso un aumento di patologia, fuori dalla relazione con la donna / Adattamento e sottomissione della donna; donna oggetto, passiva / Ostetricia operante / Medicina paternalistica, regressiva / Scienza / Rende inabili gli abili (crea incompetenza, inadeguatezza); ruolo dell’operatore direttivo, impositivo

Ostetricia relazionale / Nuove modalità di assistenza (modello integrato)
Parto evento biosociale, concetto umanistico, evento psicofisico / Approccio circolare, valutante le variabili, la qualità, orientato sul percorso, ritmico, personalizzato / Uso della tecnologia come ausilio, strumento di cura, finalizzato al benessere / Gravidanza e parto potenzialmente espressioni di potenza e di salute, riferimenti di sicurezza nella donna / Competenza, senso di protezione e controllo sono della donna; è aperta o esposta all’esperienza emozionale / Determinazione degli eventi attraverso il dialogo e la relazione con la donna, mediazione attiva / Continuità dell’assistenza e delle competenze; servizi per la salute / Interventi conservativi, protettivi, orientati verso il ristabilirsi dei processi fisiologici, all’interno della relazione terapeutica con la partecipazione attiva della donna / Protagonismo crescente della donna/coppia; donna soggetto, attiva / Ostetricia aspettante / Medicina ecologica, autoterapeutica, maieutica / Arte / Rende abili gli inabili (crea competenza); ruolo dell’operatore di facilitatore, propositivo 

Ostetricia alternativa / Modello matriarcale
Parto = rituale femminile, evento intimo, sessuale, spirituale / Approccio intuitivo, valutante l’esperienza personale, orientato sul processo di trasformazione iniziatico della donna / Nessun uso di tecnologia, mezzi naturali e sostegno come cura / Gravidanza e parto espressioni della vita / Competenza e sicurezza sono nella fede personale della donna, nelle sue motivazioni interiori / Determinazione degli eventi secondo il fluire delle cose e i ritmi personali, nessuna mediazione / Continuità e autogestione / Interventi dolci, non strumentali, uso di un’antica manualità ostetrica guidata da una profonda conoscenza del corpo / Protagonismo assoluto di donna, partner e bambino, piena espressione della potenza generativa femminile e maschile / Ostetricia sapiente / Medicina della donne
Saggezza / Conferma e rinforza la competenza fino alla liberazione dagli esperti

Il modello proposto da Schmid è contraddistinto, come è possibile notare, da una relazione diversa fra la donna e chi la assiste, aspetto che rappresenta il nocciolo dell’assistenza ostetrica non convenzionale. La donna, se approcciata secondo le coordinate di un’ostetricia relazionale, è protagonista attiva del suo parto, soggetto consapevole e agente di scelta libera ed autonoma, e non oggetto passivo su cui il medico interviene, mera spettatrice, paziente bisognoso di cure e gesti medicalizzanti.
Ad oggi, a sostegno di un parto attivo esistono strumenti e linee guida specifici - come ad esempio il “Piano del Parto” e “La carta dei diritti della partoriente”, discussa presso il Tribunale Otto Marzo nel 1982 - anche se il loro effettivo utilizzo è ancora raro in Italia; esistono disegni di legge ad hoc, come il DDL “Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato” presentato più volte in Parlamento ma ancora sotto esame, dunque privo di valore vincolante per l’istituzione medica; esistono infine le 15 raccomandazioni dell’OMS, anche se, trattandosi appunto di “raccomandazioni” e non di obblighi, non sempre vengono attuate.
Ora: se molte donne, buona parte dell’opinione pubblica ed alcuni operatori sanitari si fanno promotori di un parto attivo, per quale ragione esistono ancora resistenze alla sua effettiva concretizzazione? Secondo il mio parere, il potere dell’istituzione medica è oggi ancora troppo forte e pervasivo per essere attaccato dall’esterno oppure logorato dall’interno; inoltre all’interno della nostra società ci sono ancora troppe resistenze emozionali, culturali ed ideologiche, e proprio queste, a mio avviso, impediscono di attuare politiche adeguate al fine di rendere l’evento del parto un’occorrenza pienamente umana. Più che mai si rivela necessario un cambiamento individuale - e dunque collettivo; ma considerando che si tratta di un mutamento antropologico di vasta portata, non possiamo pretendere che avvenga in tempi brevi: l’unica cosa da fare credo sia allora informare, riflettere, proporre, affinché ogni donna possa dirsi consapevole, e possa dunque esigere la tutela dei propri diritti, tra cui figurano quelli di gestante, partoriente e puerpera.

(27 Dicembre 2012)
articolo comparso su "NoiDonne"

11 gennaio 2013

Logo e simbolo ufficiale Innecesareo

E' con grande piacere che presentiamo  il logo e simbolo ufficiale dell'associazione "Innecesareo", grazie al lavoro dell'artista Marianna Marigo abbiamo voluto rappresentare una mamma nel pieno potere del parto, in questo caso un VBAC (sul ventre potete notare la cicatrice del cesareo).
Sperando sia gradito e di buon augurio per tutte le donne e mamme, vi invitiamo a chiamare, scrivere, iscrivervi ai gruppi FB e Yahoo per ricevere informazioni, sostegno o semplicemente se volete associarvi o far partire un gruppo informativo e di supporto nella vostra città.

Grazie a tutte le donne, mamme e operatori che ci leggono e contattano e grazie a Marianna che ha dato vita a questo bellissimo simbolo di forza!

Francesca Alberti, presidente "Innecesareo"

3 gennaio 2013

Mamma Cora, il cammino al suo VBAC

Mamma Cora ci dona i suoi racconti, il suo cammino di donna e madre che l'hanno portata ad uno splendido VBAC in casa, grazie di cuore Cora e che sia di buon auspicio per tutte!

"Pur non amando particolarmente parlare di fatti strettamente intimi e personali voglio dedicare
queste mie storie alle altre donne che per mille motivi diversi decidono di prendere in mano il loro
corpo, la loro anima e la loro vita....
Cora"

La nascita di Sirio
Sirio nasce il 16 novembre, ora ha quasi due anni.
Un parto rapido, sterile, indolore... a livello fisico... la cui ferita sul mio addome rispecchia
quella che ha bruciato nell'intimo della mia anima.
Il 15 novembre mi accorgo che “qualcosa” stava cambiando: dolori, “tiramenti”, una strana
ilarità e, perlomeno, la soddisfazione che il mio piccolino avrebbe deciso da solo la data in
cui venire al mondo. Mi stringo a Leo iniziando ad accennargli che: “mi conviene
mangiare, mi sa che poi per un po'..”, “non andiamo a danzare, rilassiamoci, gustiamoci
questi ultimi momenti da soli...”
Dopo cena ci mettiamo a letto accompagnati dalle prime contrazioni... Il sonno tarda ad
arrivare e mi accorgo che i movimenti di Sirio si fanno sempre più rarefatti, decidiamo di
andare in ospedale per una rassicurazione.
Inizialmente mi sento accolta, la ginecologa (quella che aveva “scoperto” Sirio podalico
quindici giorni prima e che mi era stata molto vicina durante la fallita manovra di
capovolgimento) è in turno quella notte.
Mi attacca al monitoraggio e dice che Sirio sta bene e che le contrazioni sono regolari ogni
9 minuti! Mi rilasso e le dico che sarei andata a casa per farmi una doccia e prepararmi! Lì
tutto cambia, la donna che mi aveva inizialmente rassicurato assume un ruolo più
formale... Sono le 2 di notte..
La dottoressa Silvia afferma che bisognava prepararmi per un cesareo prima che le
contrazioni aumentassero ed il tutto prendesse la “figura d'urgenza”.
Leo va a prendere la mia borsa e poi mi rimane vicino...
Il terrore s'impossessa di me: inizio a piangere ed a battere furiosamente i denti, non è
solo freddo, è terrore. Un'operazione per far nascere il mio piccolo, un ospedale (che nella
mia vita mi aveva visto solo come visitatrice) che mi priva della mia capacità decisionale
ed il personale che non comprende: “
la maggior parte delle mamme avrebbe pagato per
avere un cesareo e non soffrire!
”. Io avrei pagato per il contrario..
La prima idea per far nascere Sirio era stato il parto a domicilio ed ora mi trovavo
cateterizzata e rasata.
Mi preparano ed alle 6 mi portano in sala operatoria, Leo non può entrare:
“non è nella
prassi dell'ospedale!”.
Io sono terrorizzata, mi chiedono se voglio qualcosa per rilassarmi.
No grazie, la spinale mi sembra più che sufficiente...”.
Posizione innaturale, ago da flebo, antibiotico, puntura in zona lombare e camice verde...
una tenda tra me ed il mio bimbo, che avrei voluto vedere nascere..
Ossigeno, anestesista sgarbata, ginecologi che parlano di dettagli tecnici e cercano,
maldestramente, di consolarmi per il mio parto non avuto:
“il prossimo lo blocchiamo
cefalico alla 28 settimana!”, “che bacino stretto” o “e guarda come si era incanalato bene,
fosse stato cefalico lo facevi in un attimo!”.
Non ho il controllo di me, io e Sirio siamo nelle mani altrui per quello che dovrebbe essere
l'evento più naturale del mondo.
Sento che tagliano, che cercano e tirano nel mio utero, credo che con un “aspirapolvere”
assorbono il liquido amniotico.. Tirano.. Sirio è incanalato col culetto e la sua testa è
incastrata nelle mie costole, mi salgono sopra con un braccio e spingono, il mio amore
scivola fuori e piange. “
Piange, sta bene!”, penso..
Tutto per un attimo si blocca, sento il calore e l'amore che sopraggiungono.. L'ostetrica mi
fa vedere Sirio: tutto il suo papà, è piegato a metà a causa della posizione.. Riesco a
dargli un bacio: “Benvenuto amore!” e poi lo portano via....
Sono stanca che mi tocchino,
“Avete finito?”.
Sto bene ma non sento le gambe, Leo è a fianco a me, è l'effetto dell'anestesia, passerà..
Io non sento il mio corpo e questa cosa mi manda in bestia...
Il reparto è sovraffollato, entro in camera alle 16.00, esigo di vedere subito Sirio che si
attacca al seno e ciuccia il suo latte.
Lo riconosco perchè in lui vedo mio marito.. Ma siamo stati lontani molto tempo...
Impareremo ad amarci, col tempo..
La sera stessa Sirio è stato accolto dalle braccia del suo papà che adagiandolo tra le sue
gambe e sopraffatto dall'emozione si è sfogato in un lungo e singhiozzante pianto..
Da lì ho iniziato a percepirmi strana..
Ero capacissima nell'accudimento materiale, nessuno doveva dirmi come e quando,
veniva da sé.. ma non riuscivo a capire dov'era quest'amore tanto narrato.
Per tutti i primi mesi mi sono sentita una mamma efficiente ma emotivamente poco
coinvolta. Fino a poco tempo fa pensavo d'aver preteso troppo dal mio corpo e dal mio
bambino sentendomi in colpa anche per questo.
Da una parte ero quasi arrabbiata con questo piccolo che aveva deciso di sedersi lì e
complicare un po' la sua nascita, dall'altra mi chiedevo come avevo fatto a non sentire che
lui si era girato e perchè non avevo interpretato i segnali che questa gravidanza mi aveva
dato e che potevano condurmi, perlomeno a pensare, che la nascita di Sirio sarebbe stata
diversa da quella sognata.
Per Sirio avevamo immaginato un parto in casa, avevamo contattato le ostetriche e fatto
dei colloqui; poi piccoli problemi, prima di logistica e poi di salute avevano scoraggiato la
nostra scelta ma questi incontri erano stati per noi una grossa presa di coscienza che ci
conducevano ad un parto in una struttura pubblica con una grossa consapevolezza ed un
animo battagliero!
Poi Sirio podalico, alla 36 settimana ed un taglio cesareo alla 38 dopo moxa e manovra
fallite..
Ad ora mi dico: un parto pieno di adrenalina. Dettato dalla paura e dallo strapparmi via il
mio piccolo appena venuto al mondo... Forse l'essere efficiente nell'accudimento era un
non pensare alla paura che mi stava travolgendo..
Io mi sono sentita solo impotente, sopraffatta da altro, non capita, privata di uno dei
momenti che dovevano essere, di diritto, come io desideravo ed incapace di gridarlo.
La disperazione per un intervento che non volevo ed il tempo così repentino fra il capire
cosa stava succedendo e l'arrivo delle prime contrazioni non mi ha permesso, nel
marasma di sentimenti, di attuare o perlomeno di pensare ad un piano B.
Fortunatamente, di fianco a chi pensava alla mia possibile scelta di far nascere Sirio in
casa come “
folle ed avventata”, dicendo poi: “vedi il bambino ha scelto lui, menomale!”, ho
ed ho avuto accanto un compagno eccezionale (che mai si è trincerato dietro al non ti
capisco), la mia mamma con la sua frase: “sarà un amore che che crescerà giorno dopo
giorno, non ti preoccupare!”, e donne, incontrate sulla mia strada con cui condividiamo
pezzi di vita.
Ho iniziato un nuovo percorso di crescita stringendo mio figlio al petto ed iniziando a
ringhiare a chi, senza ragioni, si metteva fra me e lui!
Indubbiamente, da poco tempo a questa parte, sono più forte, ho capito di più di me e di
lui.. ci siamo innamorati (o forse sto capendo che già prima lo amavo ma che non lo
sapevo, che non me lo permettevo) passando da un amore tra me e Sirio ad un amore,
ultimamente, che ci coinvolge tutti e tre e ci rende molto più potenti..
Sirio mi ha dato la forza per iniziare ad occuparmi di me e dei pezzi che rimanevano più
bui della mia anima e notavo che più facevo pace con me stessa più quella brutta cicatrice
rossa ed in rilievo, si schiariva ed appiattiva
Ora so che noi tre cercheremo di accogliere altri piccoli e che, in ogni caso sarà diverso...
Di sicuro saremo più pronti, l'ipotesi B sarà pensata e ripensata ma soprattutto sarà
valutata a fondo la possibilità di un parto con rispetto dove il volere ma soprattutto il
“sentire” della mamma e del papà vengano ascoltati non solo se gridati quasi a soffocare
ma anche se solo sussurrati.
...Credo che trovare quest'attenzione alla persona sia raro ma incredibilmente
indispensabile, per agire prima, per creare le basi di un innamoramento fra la mamma ed il
suo piccolo, perchè io sono stata fortunata: avevo le capacità, le forze e dei buoni
sostegni.. Non per tutte è così...
… Credo che la maternità vada sempre più tutelata non solo a livello tecnico ma anche a
livello materiale e psico-emotivo...
...Credo che le donne vadano considerate e che vada loro data la possibilità di scelta...
...Credo, ora sempre di più, di poter fare qualcosa anch'io..
Cora

La nascita di Nevia Gaia
Guardo la piccola Nevia che sonnecchia serena e sorride alla vita che l'ha accolta con tanta
generosità..
Una benedizione la piccola Nevia Gaia...
perchè è nata in casa, più o meno nel punto dove son seduta io ora..
perchè ha potuto scegliere da sola quando separarsi dalla sua placenta..
perchè ha aperto e chiuso porte di altri mondi..
e perchè giunge come bimba nata naturalmente dopo il suo fratellino venuto alla luce tramite un
taglio sul mio ventre..
Con il mio compagno spesso sorridiamo: sono convinta che i bimbi arrivino dalla Luna scegliendo
la coppia di genitori da cui atterrare..
Sirio, il nostro primo, ci ha portato delle sfide capaci di aprirci a quell'amore incondizionato di una
mamma ed un papà..
Nevia Gaia è giunta per regalarci grazia ed equilibrio..
E chissà cosa ci regalerà ancora la Vita tramite questi due cuccioli..
Imparo ad amare Sirio più o meno ai suoi due anni d'età grazie ad una psicoterapia ed alla
formazione come doula... Non vuol dire che prima non volessi bene al mio piccolo ma di sicuro non
era ancora quell'amore che, come fra gli animali, muove mamma lupa ad annusare in continuazione
i suoi cuccioli ed ad ululare loro il suo amore..
In concomitanza con la scoperta di questo nuovo sentimento la cicatrice sul mio ventre si appiana e
schiarisce ed il mio utero, da lì a qualche mese, si prepara a far fiorire una nuova vita: Nevia Gaia...
Qui inizia l'avventura dettata dal sentirsi e dall'ascoltarsi: la consapevolezza di dare il giusto peso ai
segnali che la mia pancia e la mia bimba mi donano e cercare di armonizzarmi con essi.
Sono un lungo percorso questi nove mesi: si aprono porte e se ne chiudono altre cercando di
arrivare alla venuta sulla terra di Nevia Gaia il più pronti possibili; un lungo, e spesso sofferto,
lavoro mio, di Leo (il mio compagno), di Sirio, degli avi, di alcuni rari amici e delle tre fattucchiere
che han condiviso con noi il momento della nascita: le ostetriche Annamaria e Rosa e la mia doula
Nathalie.
Sono sempre stata ansiosa di entrare in travaglio: sapevo che avrei fatto per due, che la venuta di
Nevia mi avrebbe permesso di vivere la venuta di Sirio. La traduzione concreta è stata un travaglio
sereno, a tratti difficile e lungo con podromi già partiti qualche tempo prima ed una mamma doula
decisa a seguire tutti i consigli della buona Ina May.
La mattina del 16 ottobre sento di non sbagliare più: tutto si sta preparando.. Andiamo a camminare
noi tre in attesa che le contrazioni divengano più regolari e ritmiche, siamo sereni ed una piccola
anima sta preparando i bagagli per l'arrivo sulla terra..
Anche il pomeriggio lo passiamo camminando nel tiepido sole d'ottobre accolti dal bosco e dalle
sue acque in compagnia della mia cara amica Elisa..
Scurendosi il cielo il tutto diviene più ritmico ed intenso, mettiamo Sirio a dormire ed attendiamo la
venuta delle nostre tre fattucchiere.
La casa è magica: candele, erbe, presenze di altri mondi..
Tutto procede magicamente e serenamente: una grossa palla accoglie con me le onde del travaglio e
Leo fa da contropeso dall'altra parte, sono tranquilla, serena, esco sul balcone e rimiro le stelle, loro
e la Luna ammirano per l'ultima volta la pienezza del mio ventre.
Chiedo a Rosa ed Annamaria di visitarmi e mi assale lo sconforto: un dato concreto contrasta con la
mia voglia che il travaglio procedesse e che la mia bimba potesse nascere con le luci dell'alba...
E' notte fonda. La dilatazione è di 2/3 centimetri ed io ho paura dell'enorme stanchezza che si sta
prendendo parte di me. Se tutto deve procedere così voglio l'ospedale ed un altro cesareo..
Annamaria mi rafforza raccontandomi ancora che i 3 ed i 4 centimetri son la dilatazione più dura
per il mio utero lesionato.. Che tutto poi andrà meglio e partirà da sé.. Mi offrono di riposare un po'
tra le contrazioni che pian piano si distanziano per permettermi di riprendere forze..
Con le dolci parole di Rosa e il sostegno della mia doula ricomincio la mattina con nuova forza e
piena d'ottimismo..
Sirio va dalla nonna e rimarrà con lei tutta la giornata ascoltando la nascita della sorellina dal piano
di sotto..
Anche la mattinata procede serenamente, Annamaria dona al mio compagno burro di karitè per
agevolare l'ammorbidimento del canale vaginale.. Accompagno le onde fra la palla ed il water..
Il parto estatico esiste.
Verso mezzogiorno vengo incitata a camminare, io preferirei stare accovacciata.. Andiamo avanti
così per un po' ma Nevia ancora non nasce..
Il clima si fa più teso e la mia stanchezza aumenta, Rosa ed Annamaria mi incitano a tenere la
posizione eretta per sfruttare la forza di gravità, vorrei stare inginocchiata e vivo la cosa come una
forzatura..
Mi sento veramente esausta e si capisce che c'è dell'altro..
Leo inizia ad avere paura e Nathalie lo sostiene..
Il collo del mio utero incapuccia la testina della mia piccola e delle aderenze sulla cicatrice pare la
trattengano.. Si usa la voce, da una lettera O che mi accompagnava nelle onde precedenti subentra
una A: devo aprirmi, devo stare in piedi e non ne ho le forze.
Non basta.. Devo fare pace col mio utero..
So che tutti sono preoccupati, che mia madre sta ascoltando la sua bambina gridare per dar la vita..
L'idea che il mio piccolo Sirio sta vivendo il travaglio della sua mamma al piano di sotto mi fa
trovare la forza per lottare contro la possibilità che si debba finire in ospedale: sarebbe una
bruttissima delusione..
Mamma lupa che prima che per se stessa lotta per i suoi cuccioli: da mio copione..
Che lavoro! Mai avrei immaginato una costellazione familiare durante il travaglio.. Grazie alle
ostetriche fattucchiere faccio pace con quella parte di me ferita: non è una parte a sé stante, sono io
ferita, il mio utero sono io ed ho paura, forse, d'accogliere quell'essere che tanto ha esaudito i miei
desideri..
Le osteriche ai miei piedi, Leo e Nati che mi sostengono ed io mi abbandono, non mi pare neppure
di spingere: lei sa e sembra far tutto da sola.. Sguscia fuori la testina rompendo il sacco, poi il
corpicino.
Nevia Gaia nasce alle 18.00 con le luci del tramonto.
Mi siedo e l'accolgo fra le mie braccia.. Voglio Sirio..
Lui estasiato vede la sorellina: “Ciao Nevia!”, vede anche il sangue che accompagna la vita e vede
avi che a noi è permesso solo di sentire..
Dopo mezz'ora nasce anche la placenta di Nevia, non infliggiamo una ferita e la lasciamo alla sua
proprietaria.. Si staccherà da sola, al quarto giorno permettendo alla piccola d'atterrare e conquistare
serenità.
Amo i miei figli e quel grand'uomo del loro papà, senza il cui completo appoggio sarebbe stato
molto più complesso..
Oggi Nevia Gaia ha due mesi e mezzo..
Ho fatto due travagli e due puerperi; il mio corpo sedato col cesareo, ha qui dato il peggio (o
meglio?) di sé: piccoli problemi che mi hanno permesso di “buttare fuori” e ripulirmi..
Nevia è davvero una bimba lotus nata in modo rispettoso.
Con lei mi è stato possibile provare amore dal primo momento.
Cora