21 novembre 2015

Di chi è il parto?

ARTICOLO DI Marie-Hélène Lahaye
Nel mio articolo precedente « La césarienne, ou les femmes à la découpe », ho mostrato come nel nostro paese [n.d.t. la Francia], un cesareo su due sia inutile e venga praticato soprattutto nell'interesse del medico, trasformandosi in uno strumento di dominazione sul corpo femminile.
Per togliere ogni ulteriore dubbio in quelle persone che pensano che questa tecnica sia innanzitutto utilizzata per salvare le madri e i loro bambini, basta esaminare cosa avviene nei luoghi della nascita, a livello mondiale.
Tanto la variazione spudorata della percentuale di cesarei associata ai vari paesi come le situazioni vissute individualmente da alcune partorienti, dimostrano che questa operazione è prima di tutto un'appropriazione del ventre materno da parte delle società patriarcali.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che dal 1985 il tasso di cesarei ideale deve collocarsi tra il 10 e il 15% dei parti totali e, nella sua dichiarazione del febbraio 2015, ha aggiunto che un tasso superiore al 10% non è associato alla riduzione del livello di mortalità materna e neonatale.

5 novembre 2015

Gli ostacoli al VBAC permangono, nonostante le evidenze scientifiche

Dalla testata Ob. Gyn. On-line: Una interessante riflessione sul perché è ancora difficile per le donne avere un VBAC


"Gli ostacoli al VBAC permangono, nonostante le evidenze scientifiche"




USA, 23 ottobre 2015- La relativa sicurezza del Parto Vaginale Dopo un Cesareo (VBAC) è stata documentata in molti studi di larga scala negli ultimi 15 anni e ha ricevuto la conferma nel 2010 dal Gruppo di studio sullo “Sviluppo del consenso” del National Institute of Healt (NIH) e da un bollettino dell'American College of Obstetricians and Gynecologists (ACOG). Tuttora, nonostante tutte queste ricerche e riesami, il tasso dei travagli di prova dopo un cesareo ( Trial of Labor After CesareanTOLAC) è cresciuto ad un ritmo modesto.


Nel 2013 il tasso dei travagli di prova in donne con un pregresso cesareo si è collocato intorno al 20%, come emerge da un recente report del Centers for Disease Control and Prevention.


Questo dato rappresenta solo un minuscolo incremento rispetto alla situazione del 2006 quando la percentuale dei TOLAC era infima, approssimativamente intorno al 15%.
Questo cambiamento così limitato è preoccupante, considerato che circa i 2/3 delle donne con un pregresso cesareo hanno i requisiti ideali per un travaglio di prova, anzi molte di loro sono delle candidate perfette. In totale, il 70% (dato del 2013) delle donne che ha avuto un travaglio di prova dopo un cesareo ha avuto il proprio VBAC, come i dati della CDC mostrano.
Molte nazioni europee hanno percentuali di TOLAC che si aggirano tra il 50% e il 70%, tuttavia negli Stati Uniti, come evidenziato di recente dalla CDC, il percorso verso un VBAC continua ad essere limitato.


Dovremmo iniziare a chiederci se le donne sono realmente libere di scegliere o se invece sono dissuase dagli operatori sanitari
Penso che le barriere siano davvero molto pervasive. Troppo spesso le donne che sono delle candidate per il TOLAC, non ricevono un appropriato counseling (consulenza e consigli da parte degli specialisti n.d.t.) – e troppo spesso non viene nemmeno presentata loro questa opzione, anche quando lo staff è perfettamente equipaggiato per affrontare eventuali emergenze, se mai dovessero succedere.


Preoccupazioni sulla rottura: prospettiva

Quando il panel sullo sviluppo del consenso a cura del NIH ha riesaminato i dati sul VBAC nel 2010, ha concluso che il TOLAC è una ragionevole opzione per molte donne con un cesareo pregresso. Il panel ha sottolineato come il ristretto accesso al VBAC/TOALC sia stigmatizzato dalle esistenti linee guida, e dal clima che ruota intorno alla responsabilità medica, e ha quindi inviato tutti gli operatori a “mitigare o persino a eliminare” le barriere che le donne devono affrontare per trovare medici e strutture desiderose e in grado di offrire loro il cosiddetto travaglio di prova.

L'ACOG nel 2010 ha emesso un bollettino che riconosce questi problemi di accesso. Inoltre, raccomanda, come nel precedente bollettino, che i TOLAC-VBAC siano supportati in strutture in cui lo staff è immediatamente reperibile in caso di emergenze, per poi aggiungere che, laddove queste risorse non siano disponibili, la migliore alternativa sarebbe quella di indirizzare le donne in strutture idonee. Gli operatori sanitari “dovrebbero fare tutto ciò che possono per agevolare questo passaggio di delega e di cogestione al fine di supportare il personale desiderio di un TOLAC”.