10 gennaio 2016

Trauma da parto, cos'è?

Abbiamo deciso di tradurre uno stralcio dal libro "Homebirth Cesarean: stories and support for families and healthcare providers" di Courtney Key Jarecki perché riteniamo che venga data poca voce all'argomento trauma da parto...la ferita emotiva e il forte stress psicofisico che una donna vive dopo un parto che non è andato come voleva, sia esso un cesareo o un parto vaginale medicalizzato, è spesso taciuto, è ora di parlarne e speriamo di offrivi ottimi spunti di riflessione..buona lettura!


                                                 
 


HBC TRAUMA
 
Durante un cesareo avvenuto dopo aver pianificato un parto in casa, le cose accadono molto velocemente. Le donne si ritrovano nelle mani dello staff ospedaliero e spesso si sentono abbandonate dal proprio intimo gruppo di custodi della nascita. Molte donne in ospedale sentono di non avere più il controllo e che ogni cosa venga fatta  a loro,  e non in collaborazione con loro. In un tale  momento di crisi, le donne sono in preda al terrore e questo può innescare vecchi ricordi di paura e il timore di perdere il controllo.

Karen Jackson Forbes, Psicoterapista, Western U.S.
 

La risposta allo stress è una reazione istintiva quando si percepisce pericolo e, a sua volta, il trauma genera un severo distress emozionale (tipico di un incidente). Le donne che hanno programmato un parto in casa o in una casa maternità e  che, poi, sono  state trasportate in ospedale per un cesareo, spesso riferiscono di aver vissuto sia una reazione allo stress durante la nascita che un successivo trauma emotivo.

Wendy Davis, psicoterapeuta e direttore esecutivo del Postpartum Support International, descrive il trauma da parto come:

un’esperienza che viene vissuta dalla psiche come fastidiosa ed è così fortemente perturbatrice da indurre la persona a sentire minato  il proprio senso di integrità. Tutto ciò può avvenire a livello psicologico, fisico e/o spirituale. Il trauma da parto può esser vissuto da ogni donna che partorisce la sua bambina/il suo bambino, così come dal partner o da chi sta custodendo la loro nascita. Nello specifico, non si tratta “solo” del dolore e dello stress provato durante il parto. C’è sempre una dose di dolore e stress nel dare alla luce: il trauma è collegato alle aspettative andate in frantumi o al senso di sicurezza profondamente perturbato.

La seguente lista approfondisce i 4 determinatori comuni emersi nelle interviste fatte alle donne che hanno voluto parlare del trauma provato durante il cesareo, a seguito di un mancato parto in casa (HBC):

1) Il lutto oltre la perdita di un sogno.

Come spiega la neurobiologa Sarah Peyton, una delle cause legate alla nascita di un  trauma in un HBC è che la donna entra in lutto per la perdita dei propri sogni (a lungo coltivati) sul parto in casa. Questi sogni lasciano lo spazio ad una fredda e impersonale esperienza chirurgica. Per alcune donne, il risultato è la percezione di un insormontabile trauma, settimane e anche anni dopo il loro HBC. Per una donna che trascorre mesi ad immaginare una nascita intima, nella privacy della propria casa o nella familiarità di una casa maternità, il trasporto in ospedale e quindi la fredda sala operatoria, rappresentano un duro congedo dalle proprie aspettative.
 
Il mio HBC ha rappresentato la morte di un sogno. Probabilmente questo sarà il nostro ultimo bambino e avremmo voluto che tutti i nostri figli potessero essere presenti ad accogliere la sua nascita. Volevo mostrare loro quanto fosse meravigliosamente naturale la nascita. E invece abbiamo vissuto l’opposto. Mi sono sentita traumatizzata.

-    Julia (2002,2004,2008/parto in ospedale; 2006,2001/parto in casa; 2013/HBC; Canada)
 

2) Il senso di impotenza e inettitudine.

Un’altra componente del trauma in un HBC, spiega Peyton, è che “le donne vivono il lutto legato all'assenza di controllo e di potere, dal momento che si ritrovano impotenti e non autorizzate a maturare scelte su quanto sta accadendo loro”.
 
La profonda perdita di un sogno unitamente all'assenza di poter operare delle scelte, può causare una grande sofferenza. Uno dei punti di forza di una nascita in casa è che le donne e i loro partner sono presenti e partecipi, possono discutere e chiarire le opzioni, e quindi maturare la propria scelta senza la pressione di una figura autoritaria e gerarchica. Quando le donne con questo percorso alle spalle diventano semplicemente un altro paziente dell'ospedale, possono sentirsi inette o non qualificate a negoziare le proprie scelte o sentirsi trattate come incapaci.
 
Quando questa sensazione di impotenza è associata a restrizioni fisiche e all'immobilizzazione del corpo, il senso di inettitudine aumenta esponenzialmente. Scot Nichols, uno psicoterapeuta somatico, spiega che “in un cesareo c’è un intervento anestesiologico, quindi l’istintiva reazione di fuggi o lotta è bloccata. Non si può nemmeno pensare di poterlo fare. Le funzioni cognitive sono zittite e il corpo si fissa in uno stato di alta allerta.” Questo è l’ultimo tentativo del corpo per preservare la propria sopravvivenza. Durante il cesareo, la donna si ritrovaimpossibilitata ad affermare i propri bisogni, anche quelli base, dal momento che, quando il sistema nervoso si immobilizza, la comunicazione è quasi totalmente inibita.
 
Quando ero in ospedale dopo il cesareo, mi sentivo così esausta, traumatizzata e quasi fuori di testa per via degli ormoni. Mi sentivo come un animale in trappola e vulnerabile.

 Ann (2011/ HBC, Midwestern U.S.)

 
3) Paura per la propria sicurezza e/o la sopravvivenza del/la bambino/a.

La perdita di un sogno e il senso di impotenza sono i principali fautori di quella tempesta che conduce ad un trauma da parto. Questi fattori possono essere, tuttavia, ulteriormente esacerbati da un elevato senso di allarme o, durante il travaglio, dalla paura per la propria sicurezza e/o per la sopravvivenza della propria bambina/del proprio bambino. Nonostante in concreto la vita della madre possa non essere a rischio, se questa è la sua percezione o se teme che la propria figlia/il proprio figlio possa morire, il suo cervello interpreterà i segnali di pericolo come una reale e imminente minaccia, stimolando quindi il corpo ad attivare una modalità di sopravvivenza e inducendo la mente ad interpretare l’evento come una minaccia per la vita.
 
Il chirurgo ha tagliato la mia vescica e ha detto che avevo perso molto sangue. E’ stato in quel momento che sono entrata in panico – pensavo di essere sul punto di morire. Continuavo a dire che stavo per morire.
-  Korin (2006, 2012/HBC; Western US)
 
Non ero in grado di deglutire e respirare su quel tavolo. Credevo di morire.
 Erin (2009/HBC, 2012/HBAC; Western US)
 
Non riuscivo a scandire le parole, non riuscivo a parlare. Non sapevo che tremare fosse una reazione normale e non una di sopravvivenza. Credevo di morire.
 Dana (2012/HBC; Western US)
 
Hanno detto che il battito del suo cuore non stava recuperando, quindi erano pronti per andare in scena (cioè in sala operatoria). Mi hanno fatta addormentare e ho iniziato a pensare che la mia bimba sarebbe morta.
Jade (2012/HBC, UK)
 

4) Profondo senso di solitudine o di abbandono.

In linea con la definizione di Wendy Davis “Il trauma è solitamente legato alla sensazione di essere profondamente solo/a e al terrore che nessuno possa aiutarlo/la; anche se c’è qualcuno a fianco, ci si sente psicologicamente e spiritualmente in lutto. Questo è il motivo per cui le partorienti possono vivere un trauma, anche se il/la partner e l'ostetrica sono vicino”. Per molte donne intervistate, il senso di isolamento, a prescindere dal supporto ricevuto, è stata una componente critica del loro trauma.
 
Una donna in travaglio può sentir aumentare la propria vulnerabilità e la dipendenza verso coloro che le stanno dando supporto fisico, mentale e spirituale, durante il travaglio.
 
Può iniziare a cercare rassicurazioni dal team affinché le dicano che il dolore è un normale segno di progressione. Quando in gravidanza o in travaglio insorgono inaspettatamente complicazioni e la donna viene trasportata in travaglio, essa ha bisogno della risoluta presenza di queste custodi.

 
Mi sono sentita abbandonata e trattata come se non valessi nulla. Invece di prendermi la mano, la mia ostetrica parlava col chirurgo del loro fine settimana.
- Christine (2009, 2012/ HBC – Northeastern U.S.)
 
 
LE CONSEGUENZE NEGATIVE DELLA REAZIONE PSICOFISICA AD UNA MINACCIA.
 
Durante un HBC, quando il corpo della donna innesta questo meccanismo di protezione -  che immobilizza il sistema nervoso - prendono vita alcune conseguenze di adattamento che possono determinare un trauma duraturo. 

Alcune delle ripercussioni più frequentemente riportate sono:

- l'inabilità a capire e a connettersi con gli altri in quel momento;

- vuoti di memoria;


- flash continui sugli aspetti traumatici;

- profondo senso di vergogna.
 
Quando una donna innesta questo meccanismo, il suo sistema limbico  - ossia la parte del cervello che regola le interazioni sociali – perde la sua abilità a discernere accuratamente le emozioni e le espressioni facciali delle persone intorno. La maggioranza delle comunicazioni interpersonali si basa sulla capacità umana non solo di ascoltare l'interlocutore, ma anche di interpretare il suo linguaggio corporeo, aggiungendo significati e contesti.
 
Quando una donna che sta partorendo perde la propria capacità di percepire e comprendere il linguaggio del corpo e le sfumature emozionali, tenderà a percepire come arrabbiato, assolutamente non di supporto o perfino come una minaccia per la sua vita, l’atteggiamento del/la suo/a partner, dello staff della struttura e di chiunque sia intorno.

Il suo sistema nervoso attiverà  una modalità di sopravvivenza, monitorando costantemente il livello di sicurezza delle persone che la circondano.

Questo meccanismo istintivo permette al suo sistema nervoso di evitare pericoli, e, a sua volta, interferisce col bisogno di sentirsi connessi e di provare fiducia nei confronti dei presenti.

Il suo cervello “si chiude” o si “congela”: questo meccanismo, utile per salvare la vita, riconferma la sua peggiore paura – ciò che nessuno sia lì per aiutarla. Successivamente, la donna potrà sforzarsi  di capire perché le persone intorno a lei sembrino giudicarla o appaiano arrabbiati, questo perché è quanto lei ha interpretato e quindi ricorda.
 
Porges ha scritto nel suo libro sulla teoria polivagale che in stato di pericolo “le espressioni facciali appaiono arrabbiate, così che qualsiasi cosa connessa alla sopravvivenza, viene interpretata male. In queste circostanze, il sistema nervoso traduce in termini di pericolo - piuttosto che in senso gradevole e positivo- qualsiasi cosa neutrale,”.

Un altro effetto collaterale di questa reazione è legato al modo in cui gli eventi traumatici vengono decodificati nella memoria del cervello.  

La conservazione dei ricordi può essere esplicita o implicita. 

I ricordi espliciti, immagazzinati nell’ippocampo, sono parti di informazioni che le persone richiamano in modo conscio – per esempio, l’ubicazione di certi oggetti, numeri di telefono, date e eventi.

I ricordi impliciti, registrati nell’amigdala, sono subconsci: si pensi ai ricordi procedurali come guidare la macchina, legarsi le scarpe, o a quelli sensoriali – il profumo della casa della nonna tanto amata.
I ricordi impliciti sono strettamente collegati alle emozioni, elemento utile a spiegare perché una persona si senta automaticamente felice e al sicuro quando – per esempio - sente il profumo della casa della nonna.

Durante un parto traumatico, il processo di immagazzinamento dei ricordi è interrotto. Peyton spiega che: “ la parte del cervello che raccoglie i ricordi espliciti si blocca. E’ come se la miccia dell’ippocampo si spegnesse e la parte del cervello che scrive i chiari ricordi autobiografici si disconnettesse. Comunque l’amidgala rimane attiva e continua a registrare le memorie emozionali, anche se queste donne non sono in grado di ricordare quanto è accaduto”.

Giorni dopo non riuscivo a ricordare la visita in ospedale della mia ostetrica. Mio marito mi disse che era venuta, ma non ho ricordi in merito.
- Beth (2009/HBC, Western US).

Ho perso molti dei miei ricordi dal momento in cui ho sentito la parola “podalico” perché ero completamente in shock. Era il modo che ha usato il mio corpo per proteggermi.
- Julia (2002, 2004, 2008/Hospital birth; 2006,2011/Homebirth; 2013/HBC).
 
Per alcune donne, alcuni momenti avvenuti durante il cesareo diventano cruciali e automaticamente vengono riproposti  in continuazione. 

“Le persone possono rimanere focalizzate su quel momento e rivivere il trauma. Questo è proprio come lavora la memoria.” Continua Peyton: “l’ippocampo – la parte del cervello che integra, traccia, sigla la memoria -  necessita di risolvere il trauma. Per procedere in questo senso, il cervello ha bisogno di calmare il corpo della donna in presenza di qualsivoglia ricordo esplicito disponibile, instillando quindi sensazioni di sicurezza, così che l’ippocampo possa essere libero di focalizzarsi sulla ricreazione, ricostruzione e la comprensione dell’ evento.”

Quando i ricordi di un cesareo sono profondamente stressanti e traumatici, una madre può procedere con molta difficoltà verso la risoluzione e l’elaborazione di quella esperienza. Per alcune donne, questo processo di risanamento e di rinascita può avvenire grazie ad un percorso a fianco di una professionista che possa offrire strumenti per superare le sensazioni fisiche che i ricordi evocano, che possa guidare la madre a scaricare le energie immagazzinate a causa della reazione allo stress.
 
Un’altra conseguenza collaterale è il senso di vergogna che le donne comunemente riportano. Molte donne riferiscono di sentirsi in imbarazzo al pensiero di non aver potuto partorire i propri bambini per via vaginale, si vergognano per come si sono comportate in certi momenti del travaglio, o per l’atteggiamento di un membro dello staff ospedaliero o dell’ostetrica, in risposta a qualcosa che lei aveva detto o fatto.

Dopo aver acconsentito al cesareo, mi sono sentita un’autentica fallita. Provavo tanta vergogna per non aver partorito per via vaginale. Non ho potuto fare ciò che mia madre aveva fatto. Non ho potuto dare a mia figlia la nascita che desideravo per lei.
 Dana (2012/HBC, Western US)
 
In un certo senso “la vergogna ha un ruolo importante nell'evoluzione dei mammiferi come individui sociali” spiega Nichols. “se il tuo bambino corre in mezzo alla strada e tu non puoi afferrarlo per la mano, lo puoi rimproverare con un severo ‘Noooo!’” La vergogna generata dal rimprovero immobilizza il sistema nervoso perché l’appartenenza ad un gruppo, per i giovani mammiferi, è un imperativo di sopravvivenza. Se questo senso di appartenenza viene minato, il bambino si blocca  e si concentra su ciò che sta accadendo.  

La vergogna connette il sistema energetico.

Una donna in travaglio alla quale viene annunciato il cesareo è vulnerabile alle reazioni e alla parole degli altri e il suo senso di vergogna può aumentare proprio quando ha bisogno di conferme e rassicurazioni.

(Traduzione a cura di Marika Novaresio, volontaria Innecesaereo, revisione e testo Francesca Alberti)